Legacy Of Silence «Our Forests Sing» (2019)

Legacy Of Silence «Our Forests Sing» | MetalWave.it Recensioni Autore:
Snarl »

 

Recensione Pubblicata il:
30.12.2019

 

Visualizzazioni:
1034

 

Band:
Legacy Of Silence
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Titolo:
Our Forests Sing

 

Nazione:
Italia

 

Formazione:
Mark Greyow :: Vox
Gianluca Mondo :: Guitars, vox
Simone Macchia :: Guitars
Luca Capurso :: Flute
Alberto Ferrero :: Bass
Alberto Ferreri :: Drums

 

Genere:
Folk Death Metal

 

Durata:
43' 49"

 

Formato:
CD

 

Data di Uscita:
10.05.2019

 

Etichetta:
Volcano Records
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Distribuzione:
---

 

Agenzia di Promozione:
Volcano Promotion
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Recensione

Primo album folk metal per i Legacy of Silence da Torino, il cui songwriting consiste essenzialmente in un metal il più delle volte moderno e spesso accompagnato da un flauto che si staglia sopra la musica e sul cantato, costituendo il vero trademark del songwriting di questi ragazzi. E il risultato in verità è un’alternanza di luci (fortunatamente prevalenti) e di ombre.
Il tranello in cui infatti i nostri potevano cadere è quello di darci 44 minuti di musica dove il flauto suona o non molto connesso con la musica, oppure ancora evitabile, cioè che se non c’era non cambiava niente, e questo in realtà avviene, ma di rado. L’opener “Witchwood” infatti mostra il limite, con un brano non male di per sé, ma dove il flauto suona un po’ invadente e mica tanto connesso col resto, e suona ancora più invadente in “Misfortune”, un brano che dal punto di vista metal non è male, ma col flauto che pur non standoci male, mi suona non necessario, così come l’inizio di “Torment”. Era facile a questo punto pensare che “Our forests sing” fosse niente di che, ma fortunatamente la situazione si risolleva con i Legacy of Silence che invece di insistere sul folk, vanno ad arricchire il proprio sound con diverse influenze e una forma musicale aperta, che va a rifarsi a certo prog rock d’epoca come nel prosieguo di “Torment” o “Nightfall” o “Rebirth”, rendendo l’essenza di questa band più facilmente inquadrabile e godibile, e poco importa se una “Inquisition” suona insipida: almeno possiamo rifarci con il tocco alla Cradle of Filth di “Bloodhunt”, che riequilibra la situazione.
Insomma: i Legacy of Silence come detto ci hanno fatto un album con luci ed ombre, potevano cadere nel trabocchetto di fare un album metal con solo un flauto sopra, e in parte ci sono caduti, ma si riprendono nel resto del disco quando si distaccano da questo canovaccio e fanno qualcosa di più proprio e personale. I fans del folk dovrebbero comunque apprezzarlo, ma personalmente sostengo che il miglior pubblico (nonché il miglior successo) per questa band sia nei fans del prog rock d’annata abbinato al metal moderno. Debutto dunque dalla personalità un po’ scomposta e da aggiustare secondo me, ma comunque positivo.

Track by Track
  1. Witchwood 65
  2. Bloodhunt 70
  3. Misfortune 65
  4. Torment 75
  5. Heresy 75
  6. Inquisition 55
  7. J.A.W.S. 65
  8. Nightfall 70
  9. Rebirth 75
Giudizio Confezione
  • Qualità Audio: 75
  • Qualità Artwork: 75
  • Originalità: 65
  • Tecnica: 75
Giudizio Finale
70

 

Recensione di Snarl » pubblicata il 30.12.2019. Articolo letto 1034 volte.

 

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